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24.11.2021 DAL DIGITALE L’ASSIST PER CAMBIARE MARCIA SULLA SOSTENIBILITÀ

«Il livello di consapevolezza è elevato, forse anche superiore alle attese. Il problema è che oggi tutto questo non basta». 

Josef Nierling, Ceo di Porsche Consulting Italia, scorre i dati dell’ultima ricerca realizzata da Aiceo, esito del tavolo di lavoro dedicato alla sostenibilità. Che evidenzia come solo il 4% delle aziende in questo momento assegni un valore elevato al tema e sia parimenti impegnato in sviluppi operativi in questo senso. In generale, ad avere una visione “forte” su questi aspetti sono 29 aziende su 100, il restante 71% è focalizzato sulla performance attuale.

«Il cambiamento vero - commenta Nierling - si realizza solo quando la sostenibilità è messa al centro della strategia. Molti ceo vedono nell’essere “green” vantaggi in termini di riduzioni di costi o di un più agevole accesso ai mercati ma questo in fondo significa seguire o inseguire un trend. Ciò che serve è invece una svolta strategica, mettendo la sostenibilità al centro di un percorso che generi un vantaggio competitivo durevole».

Aiceo, fondata nel 2011 con l’obiettivo di promuovere lo scambio di esperienze tra i soci per generare idee, soluzioni, innovazione e visioni sul futuro, ha avviato per iniziativa del presidente Paola Corna Pellegrini sei tavoli tematici con la partecipazione di Ceo, esperti e stakeholder per ogni argomento specifico. 

Il tavolo sulla Sostenibilità Ambientale, guidato da Nierling, vede coinvolto un team cross-settoriale con i vertici di Aeroporto di Bologna, Best Western Hotels, De Nora, Estendo, Ferrero Italia, General Marketing, Hermès Italie, Praxis Consulting. Obiettivo è rendere evidente il valore della sostenibilità, influenzando la community di Ceo italiani, dentro e fuori l'associazione, spostando il focus dalla “semplice” compliance regolatoria o alla necessità strategica. 

«Le istituzioni possono certo influenzare il processo attraverso regole e incentivi - spiega - ma sono le aziende a dover fare la differenza: chi, se non il leader di un settore, può guidare la transizione e trasformare le regole del mercato? Ecco perché è opportuno che le aziende non si arrocchino aspettando il settore pubblico ma agiscano in modo proattivo». 

La strada da percorrere è ancora lunga, tenendo conto che per quasi sei aziende su dieci (50 le risposte analizzate) meno del 10% dei progetti interni ha obiettivi legati alla sostenibilità. Tra i motivi vi è anzitutto una percepita mancanza di competenze: il 59% del campione vede difficoltà implementative a causa dello scarso know-how aziendale in materia. «L’altro nodo - aggiunge Nierling - riguarda la misurazione dei risultati, effettuata in questo ambito solo da una azienda su quattro. 

Da un lato ciò accade perché si decide di misurare solo ciò che è rilevante, ad esempio l’Ebitda. D’altro canto occorre fare un passo in avanti in termini di obiettivi. Nessun Ceo, ad esempio, ha Kpi che guardano al 2030, come quelli legati alla sostenibilità ambientale a livello più ampio. E senza traguardi nuovi e sfidanti si continuerà a guardare al breve termine». Se il percorso resta in salita, un assist aggiuntivo è però fornito dalla tecnologia, con la digitalizzazione ad essere vissuta dall’82% delle aziende come un nuovo fattore abilitante verso la sostenibilità. «Non solo riducendo sprechi e ottimizzando i consumi - spiega Nierling - ma anche fornendo gli strumenti per trasformare interi modelli di business, penso ad esempio alla logistica e alla mobilità». 

Per ciascun settore analizzato, dalla Gdo all’alimentare; dagli aeroporti alla siderurgia , il report analizza le principali sfide mettendo in campo una serie di proposte. All’interno però di una cornice più ampia il cui perno è inevitabilmente il capoazienda. «Dobbiamo convincere i Ceo a cambiare mentalità, a pensare in modo più radicale, ad interpretare i rapidi cambiamenti della realtà esterna certamente in termini di rischio ma soprattutto come opportunità». 

Il profilo ideale, punto di arrivo di un percorso in gran parte da realizzare, è quindi quello di un’azienda capace anzitutto di identificare chiaramente i rischi legati al proprio impatto ambientale e che di conseguenza identifica aree, prodotti e processi con maggior potenziale di miglioramento. Creando quindi un piano strategico integrato con gli obiettivi di sostenibilità, identificando le azioni sottostanti e misurandone i risultati. «Passi coraggiosi e non scontati, me ne rendo conto. Ma anche la via obbligata - spiega Nierling - per continuare a competere nel futuro».

Articolo di Luca Orlando pubblicato su Il Sole 24 Ore del 24 Novembre 2021